Consulenze senza bando per una fusione senza bando. Prima il Tar ha sospeso l’integrazione tra A2A e AEB perché l’ingresso della multiutility di Milano e Brescia nel capitale di quella brianzola (AEB sta per Ambiente Energia Brianza) è stata decisa senza passare per una gara. Ora salta fuori che senza gara erano anche alcune delle consulenze preparatorie a tale integrazione, affidate da AEB a Roland Berger, società che come capo progetto aveva, tra l’altro, un ex consulente proprio di A2A. Tanto che di “possibile conflitto di interessi” parlano due dei firmatari del ricorso al Tar, il consigliere regionale del M5s Marco Fumagalli e il consigliere comunale di Seregno Tiziano Mariani.
A finire sotto accusa sono due incarichi affidati direttamente a Roland Berger lo scorso ottobre nel giro di pochi giorni, ciascuno del valore di 39mila euro, appena sotto la soglia da 40mila oltre la quale il codice dei contratti non consente affidamenti diretti: una consulenza sugli “scenari evolutivi di crescita di gruppo” e una sul “supporto per attività di riorganizzazione aziendale”. Quest’ultima trasformata in seguito in un incarico per il “supporto alla valorizzazione di iniziative di sviluppo intraprese dal gruppo” di valore leggermente inferiore, 35mila euro, che AEB ha ritenuto necessario nel corso della definizione degli accordi con A2A.
A questi incarichi se n’è aggiunto un altro a fine dicembre, per l’identificazione delle sinergie con A2A e la definizione del piano di partnership: una commessa da 173mila euro, poi diventati 208mila per un’estensione del contratto. Anche questa volta nessun bando, ma una procedura negoziata a cui sono state invitate cinque società, due delle quali si sono ritirate subito per conflitto di interessi, visto che negli ultimi due anni hanno svolto incarichi per A2A. Il gruppo dei candidati non è stato reintegrato e la consulenza è finita a Roland Berger. Un affidamento inopportuno, secondo Mariani, che in un’interrogazione depositata in questi giorni in comune a Seregno, amministrato dal centrosinistra e principale azionista di AEB, ha sottolineato una cosa: il capo progetto di Roland Berger, Pierluigi Troncatti, in passato ha svolto consulenze per A2A, dal 2007 al 2015. Anche Fumagalli parla di un “project manager senza la necessaria indipendenza per svolgere tale ruolo”.
Ma il punto è anche un altro. Per commesse di questo tipo, la soglia per non passare da una gara è di 214mila euro. Più del valore del terzo incarico considerato da solo, ma meno se si aggiungono anche i primi due. “Ci sarebbe stato bisogno di un bando di gara come prevede il codice dei contratti per l’affidamento dei servizi sopra soglia – accusa Fumagalli – Invece si è fatto ricorso a un illegittimo frazionamento dei contratti per rimanere sotto la soglia di gara, contravvenendo anche al principio di rotazione dei contraenti”.
Sulle consulenze di Troncatti per A2A, dagli uffici di AEB fanno presente che “risalgono a molti anni fa e nel settore delle multiutility c’è un giro di persone limitatissimo”. Mentre sui tre affidamenti a Roland Berger sostengono di aver rispettato il codice dei contratti. Una posizione che ribadisce quanto detto a dicembre dalla presidente Loredana Bracchitta, che per giustificare la separazione delle prime due consulenze da 39mila euro si era lanciata in una difesa non troppo convincente: “I due incarichi sono di natura del tutto diversa e indipendente uno rispetto all’altro. Anche se i risultati di ciascuno possono essere in qualche modo utili a rapportarsi anche con quelli dell’altro, gli affidamenti dovevano necessariamente essere separati”. Ed era arrivata addirittura a teorizzare l’inutilità del confronto tra più preventivi: “Se si fosse fatto ricorso a diverse procedure di affidamento, i compensi richiesti sarebbero stati ben più alti”. I bandi di gara, per lei, non convengono.
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